ANTONIO.
Diano San Pietro, primi del '900: la storia di Ca’ Messighi e del suo pesto genovese originale inizia da qui, dal luogo che diede i natali ad Antonio Ardissone, nonno
dell’attuale titolare dell’azienda.
Qui dove oggi Ca’ Messighi produce il suo inconfondibile pesto genovese, un tempo nonno Antonio si adoperava nella costruzione di macchinari per i frantoi, cosiddetti “gumbi”,
ancora visibili in alcune strutture locali.
MARIO.
La famiglia Ardissone e Diano San Pietro sono legate a doppio filo, da generazioni. Dopo nonno Antonio, suo figlio Mario si è dedicato alla campagna, lavorando per anni come frantoiano.
Esperto di piante – tra cui ovviamente il Basilico Genovese D.O.P. – e grande conoscitore del territorio, è stato un punto di riferimento nella zona per la sua abilità nella conoscenza dei mappali e delle proprietà dei terreni, da cui oggi nasce il nostro eccezionale basilico genovese D.O.P.
PIETRO.
Insieme al fratello Mario, anche Pietro lavorò per anni in un bellissimo frantoio in località Trinità. Diventato oggi abitazione privata di famiglia, il frantoio conserva e custodisce ancora le macine in pietra e la struttura di un tempo.
Durante la stagione di raccolta delle olive, Mario e Pietro, aiutandosi con le trappe – lunghi e leggeri bastoni in legno di castagno – abbacchiavano gli alberi. Un lavoro lungo e faticoso, tutto fatto a mano.
LE DONNE DELLE OLIVE.
Un grande pesto genovese originale nasce anche da un grande olio: per questo la raccolta delle olive era una fase importante.
Da tutto il nord Italia giungevano nella zona molte donne – conosciute come “sasselline” – che raccoglievano le olive.
Accovacciate a terra, mettevano le olive nel “cavagnu” – un capiente cesto di vimini – che veniva svuotato dai frantoiani in sacchi da 60 kg, caricato a spalla sui mezzi di trasporto e quindi portato al frantoio, per la lavorazione.
LA FORZA FISICA.
Se per raccogliere le olive servivano tante mani, per spostare i sacchi di olive era necessaria forza fisica e grande tempra, anche per 12 ore di seguito.
Unica sosta, quella per consumare un pasto frugale. Come una pasta al pesto ligure o un panino, impreziosito dal sugo di noci, tipico della zona.
LE QUARTE.
Per misurare le olive si usavano le cosiddette quarte, contenitori cilindrici, che raccoglievano circa 12 kg di olive.
AD ACQUA O A SANGUE.
Le olive venivano versate all’interno di grandi macine azionate ad acqua, quando il frantoio era vicino ad un fiume, o mosse “a sangue”, sfruttando la forza di un animale – generalmente un asino – che ruotava per ore intorno alla macina.
GLI SPURTIN E LA SANSA.
L’olio da utilizzare ancora oggi nella ricetta del pesto genovese originale veniva estratto dalla pasta di olive, ottenuta dalla macinazione del frutto. I noccioli frantumati e la polpa venivano inseriti all’interno di contenitori di canapa rotondi – i cosiddetti spurtin – e quindi pressati per estrarre l`olio. I residui della polpa e dei frammenti dei noccioli erano conosciuti come sansa.
DALLE OLIVE AL BASILICO: LA PRIMA SERRA.
Oltre 30 anni fa, la passione per le coltivazioni e la grande richiesta nazionale ed internazionale di Basilico spinsero Mario Ardissone ad avviare una nuova attività. Fece così costruire la sua prima serra, dove sorge ora l'azienda Ca' Messighi, per coltivare il Basilico ed iniziare in seguito la produzione di pesto genovese originale anche nella zona del Ponente ligure.
IL PESTO GENOVESE NEL MONDO.
Le industrie alimentari iniziarono ad interessarsi a questa salsa, con una crescente richiesta di lavorazioni conto terzi di pesto genovese. Nel giro di poco tempo, il pesto ligure conquistò il mondo, diventando il secondo condimento più utilizzato di sempre, dopo il sugo di pomodoro.
ROMEO E LA SUA FAMIGLIA.
Ora l’azienda, divenuta Ca’ Messighi s.r.l., è gestita con passione dal nipote di Antonio, figlio di Mario: Romeo Ardissone, che, con l'aiuto di sua moglie Guja e con il prezioso contributo del figlio più grande, Federico, porta avanti le antiche tradizioni, come la produzione di pesto genovese originale secondo l’antica ricetta del pesto.
La produzione di sughi per conto terzi e a marchio Ca’ Messighi, infatti, spazia dal pesto ligure al pesto rosso, fino alla salsa veganina e al patè di olive taggiasche. Una vasta gamma sia a marchio Ca’ Messighi, che disponibile come private label alimentare. Passato e futuro, non solo nei prodotti: nell’azienda che offre alti standard di qualità, riconosciuti dalle certificazioni BRC IFS, ci sarà posto anche per il più piccolo di casa Ardissone, Riccardo, che per ora sta imparando a conoscere e studiare le etichette.